Crediti Pubblica Amministrazione: tempi di pagamento della PA secondo le ultime statistiche aggiornate
Nel tema dei crediti della Pubblica Amministrazione, un aspetto centrale – e da sempre delicato – riguarda i tempi di pagamento della PA. In Italia, la questione ha rappresentato per anni un ostacolo serio alla liquidità delle imprese fornitrici, ma nel 2025 emergono segnali di importante miglioramento. In questo articolo analizzeremo in modo completo lo stato attuale dei tempi di pagamento della PA, i numeri più recenti, la normativa di riferimento, le differenze territoriali e settoriali, e gli impatti che queste dinamiche hanno sui creditori che vantano crediti verso la Pubblica Amministrazione.
Nei seguenti paragrafi troverete:
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il quadro normativo sui termini di pagamento della PA;
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le statistiche aggiornate al 2024/2025 sui tempi medi di pagamento;
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il rendimento reale delle amministrazioni tra ministeri, enti locali e sanità;
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le cause dei ritardi e le misure correttive messe in atto;
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le implicazioni operative per aziende e fornitori che vantano crediti verso la PA;
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le prospettive future, in chiave 2026 e oltre.
Con un linguaggio chiaro e professionale, questo articolo si propone sia come guida per chi deve comprendere le dinamiche dei crediti verso la Pubblica Amministrazione, sia come strumento operativo per orientarsi in un contesto normativo e statistico in evoluzione.
1. Che cosa si intende per “Crediti Pubblica Amministrazione” e perché i tempi di pagamento della PA sono fondamentali
Quando parliamo di crediti Pubblica Amministrazione, ci riferiamo ai crediti commerciali che le imprese – o i professionisti – vantano nei confronti delle pubbliche amministrazioni italiane in seguito alla fornitura di beni, servizi, prestazioni professionali o forniture. In tali casi, la PA assume il ruolo di debitore e l’impresa fornitrice risulta creditrice.
In questo contesto, i tempi di pagamento della PA assumono un’importanza cruciale: un ritardo nel pagamento significa che l’impresa fornitrice subisce un impatto sulla propria liquidità, sul capitale circolante, sulla capacità di investimento e, in casi estremi, sulla propria solvibilità. Inoltre, tempi di pagamento molto lunghi possono configurare una violazione delle norme europee e nazionali in materia di transazioni commerciali.
La normativa italiana stabilisce, in via ordinaria, che per le transazioni commerciali tra aziende e PA il termine di pagamento è di 30 giorni di calendario dalla data di ricevimento della fattura, salvo che non sia differito fino a 60 giorni in presenza di particolari caratteristiche contrattuali.
Nel settore sanitario, per esempio, è ammesso un termine fino a 60 giorni.
Questo quadro normativo rende evidente che il ritardo medio effettivo e il tempo medio di pagamento reale sono due indicatori chiave per valutare la salute dei crediti verso la PA e la capacità dello Stato/enti locali di rispettare gli impegni.
2. La normativa di riferimento sui tempi di pagamento della PA
Per comprendere i risultati e i valori statistici che vedremo, è utile richiamare i principali riferimenti normativi che regolano i tempi di pagamento della Pubblica Amministrazione in Italia:
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Il Decreto legislativo 9 ottobre 2002, n. 231 che ha recepito la direttiva 2000/35/CE sulla lotta ai ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali. Finalizzato a stabilire termini massimi di pagamento.
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Il Decreto legislativo 9 novembre 2012, n. 192 che ha successivamente modificato tale normativa.
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Il Decreto‐Legge 24 febbraio 2023, n. 13, convertito nella Legge 41/2023, che ha introdotto misure urgenti relative ai tempi di pagamento della PA, soprattutto in chiave del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
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Le circolari e linee guida del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) e della Ragioneria Generale dello Stato che ricordano come il termine di 30 giorni valga in generale e che ogni scadenza superiore a 30 (fino a 60) deve essere giustificata contrattualmente.
Un passaggio normativo molto rilevante è la misura del PNRR denominata “Riduzione dei tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni e delle autorità sanitarie” (c.d. Riforma 1.11) che impegna le PA a ridurre i termini di pagamento e migliorare le performance in termini di tempestività.
Tali disposizioni forniscono il contesto regolamentare entro cui vanno interpretati i dati relativi ai tempi medi di pagamento.
3. Le statistiche aggiornate sui tempi di pagamento della PA – anno 2024 e primo trimestre 2025
3.1 Tempo medio di pagamento e percentuali di fatture saldate nei termini
Le più recenti statistiche fornite dal MEF e altri osservatori indicano che il tempo medio delle fatture commerciali da parte della PA è stato significativamente ridotto. Secondo fonti di giugno 2025, nel 2024 la PA è riuscita a saldare in media entro 30 giorni le proprie fatture commerciali.
Per la sanità (dove il termine massimo è 60 giorni) il valore medio è di circa 35 giorni.
Detto in altri termini: nel 2024 circa l’81% degli importi dovuti dalla PA sono stati pagati entro i termini di legge, contro il 69% del 2019.
3.2 Indicatori di tempestività e ritardo – primi dati 2025
Va sottolineato che esistono due indicatori chiave utilizzati per misurare i “tempi di pagamento”: l’indicatore di tempestività dei pagamenti (che misura i giorni medi effettivi tra scadenza e pagamento) e l’indicatore di ritardo (che misura quanti giorni in media una PA paga oltre la scadenza).
Ad esempio, per il I trimestre del 2025 l’indicatore di tempestività delle PA risulta pari a -19,68 giorni. Un valore negativo indica che in media la PA paga prima della scadenza (quindi in anticipo) rispetto al termine legale.
In un altro dato, per una specifica amministrazione (tavola indicatori) nel II trimestre 2025 l’indicatore medio è -24,436 giorni.
3.3 Enti locali e Comuni: performance molto positiva
Un’analisi del 3 luglio 2025 segnala che gli enti locali registrano una percentuale di fatture saldate nei termini dell’80,9%nel 2024, rispetto al 73,2% del 2022. In questo ambito il tempo medio di pagamento è sceso a 26 giorni, con un ritardo medio di 7 giorni.
Questo evidenzia come sul versante locale la riduzione delle dilazioni sia stata consistente.
3.4 Ritardi ancora rilevanti in alcuni segmenti
Tuttavia, non tutti i settori registrano performance perfette. Lo studio di Cribis sul primo trimestre 2025 rileva che i pagamenti puntuali in Italia sono scesi al 44,7% e che i ritardi oltre i 90 giorni sono aumentati allo 4,9%.
La differenza tra PA e contesto privato è evidente: nel settore privato i tempi medi di pagamento risultano ancora elevati (es. DSO medio di 84,72 giorni per fine 2024) mentre la PA appare in miglioramento.
3.5 Debiti commerciali delle PA
Secondo il monitoraggio della Ragioneria Generale dello Stato le fatture del 2024 pagate entro il mese di marzo 2025 ammontavano a 189,8 miliardi €, equivalenti al 95,9% degli importi complessivi.
In sintesi: la tendenza è chiaramente verso una forte riduzione dei tempi medi di pagamento delle PA, con performance che oggi si avvicinano (o in alcuni casi superano) l’obiettivo dei 30 giorni.
4. Analisi dettagliata: cosa significano i numeri per i crediti verso la PA
4.1 Tempo medio di pagamento vs termine legale
Quando leggiamo che la PA paga in “media 30 giorni”, dobbiamo considerare cosa significa concretamente:
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Il termine legale ordinario è 30 giorni di calendario dalla data di ricevimento della fattura (salvo deroga fino a 60 giorni).
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Se una PA riesce a pagare in 26/30 giorni, significa che sta rispettando efficacemente i termini e che i fornitori che vantano crediti possono contare su maggiore tempestività.
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L’indicatore di tempestività negativo (es. -20 giorni) indica che in media il pagamento viene effettuato prima della scadenza prevista, segno di buona efficienza.
4.2 Differenze tra tipologie di amministrazioni
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Enti locali: i dati mostrano che gli enti locali hanno registrato un tempo medio di 26 giorni e un ritardo medio di 7 giorni. Questo significa che, pur rimanendo alcuni giorni di ritardo rispetto alla scadenza, la performance è molto migliorata rispetto agli anni passati.
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Ministeri e apparati centrali: per i ministeri, sono riportati tempi medi intorno ai 29 giorni nei dati più recenti.
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Settore sanitario: dove il termine può arrivare fino a 60 giorni, la media è circa 35 giorni nelle misure più recenti.
4.3 Zone geografiche e dimensione degli enti
Lo studio Cribis evidenzia che nel primo trimestre 2025 il Centro Italia registra tempi medi di pagamento di 64 giorni, Nord Est 65 giorni, Nord Ovest 70 giorni, e Sud & Isole 70 giorni.
Questo suggerisce che, nonostante i miglioramenti generali nella PA, permangono differenze territoriali marcate che incidono sui crediti delle imprese fornitrici.
4.4 Implicazioni per i fornitori e le imprese
Per un’impresa che fornisce beni o servizi a una PA, questi dati hanno conseguenze concrete:
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Ridurre il rischio di insolvenza e di ritardo prolungato: migliori tempi di pagamento significano ridotto stress finanziario.
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Possibilità di calcolare più accuratamente la pianificazione del cash‐flow: sapere che la PA paga in circa 26-30 giorni consente di gestire meglio le previsione.
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Maggiore trasparenza e responsabilizzazione: con indicatori pubblici e monitoraggio continuo, le amministrazioni sono più esposte alla performance di pagamento, il che incoraggia una maggiore regolarità.
5. Le cause dei ritardi e le misure adottate per accelerare i pagamenti della PA
5.1 Cause principali dei ritardi
Nonostante i miglioramenti, alcuni ritardi persistono. Le principali cause possono essere ricondotte a:
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Processi interni complessi o poco digitalizzati nelle PA.
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Verifiche burocratiche, contestazioni della fattura o richieste di integrazione che ritardano l’emissione del mandato.
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Carenza di programmazione finanziaria e flussi di cassa non adeguatamente gestiti.
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Dimensione dell’ente e difficoltà operative (più evidenti negli enti locali più piccoli o in aree geografiche con minore efficienza).
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Criticità nei settori con elevata complessità contrattuale (come la sanità o appalti infrastrutturali).
5.2 Le misure implementate
Per contrastare i ritardi e migliorare i tempi di pagamento della PA si segnalano:
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L’obbligo, dal 2025, per le PA di predisporre un Piano dei flussi di cassa con dettagli sui pagamenti e incassi, in ottica PNRR.
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Sanzioni per dirigenti e responsabili dei servizi in caso di mancato rispetto dei tempi di pagamento.
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Utilizzo della piattaforma dei crediti commerciali (PCC) e pubblicazione dell’indicatore di tempestività dei pagamenti con cadenza trimestrale.
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Circolari e linee guida (es. circolare 36/2024 della RGS) che ricordano alle PA i limiti di 30/60 giorni, e stabiliscono controlli.
5.3 Effetti osservabili
Il risultato concreto di queste misure è la progressiva riduzione dei tempi medi di pagamento della PA: come visto, la media è arrivata a circa 30 giorni nel 2024. Questo dimostra che la combinazione di norme, controlli, digitalizzazione e responsabilizzazione dei dirigenti pubblici ha avuto effetto.
6. Perché è importante per le imprese monitorare i tempi di pagamento della PA e come operare
6.1 Perché monitorare
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Se un’impresa ha fornito beni o servizi alla PA e vanta crediti, conoscere i tempi medi di pagamento consente di gestire meglio la propria liquidità.
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Sapere che la PA paga in media 26-30 giorni nel 2024/2025 riduce l’incertezza.
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In casi dove l’ente locale o l’amministrazione territoriale è in una zona geografica con performance peggiori (es. Sud & Isole) è importante calibrare i propri contratti e condizioni.
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Verificare se la PA ha pubblicato l’indicatore di tempestività può fornire un segnale della serietà dell’ente.
6.2 Cosa può fare un fornitore
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Richiedere clausole contrattuali chiare sulla scadenza della fattura e sul termine di pagamento, attenendosi alla normativa: 30 giorni salvo deroga.
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Verificare se la fattura è stata correttamente protocollata e ricevuta dalla PA (inizio del termine).
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Monitorare l’indicatore di tempestività e i dati pubblici dell’ente PA.
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Prevedere nei propri flussi finanziari una scorta di liquidità nel caso di lievi ritardi.
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Segnalare eventuali ritardi molto superiori alla media e valutare l’azione legale o l’applicazione degli interessi moratori. La normativa prevede l’applicazione automatica degli interessi di mora dal giorno successivo alla scadenza.
6.3 Cosa valutare in fase di contratto
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Verificare se la PA prevede terminazioni superiori ai 30 giorni: se sì, chiedere che siano motivate contrattualmente e documentate.
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Inserire clausole che prevedano penalità o interessi in caso di ritardo non giustificato.
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Considerare che il rispetto della scadenza da parte della PA può diventare un fattore di valutazione della performance dell’ente (nel contesto del PNRR) e quindi un segnale positivo.
7. Considerazioni e prospettive per il futuro
7.1 Tendenze in corso
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Il percorso di riduzione dei tempi di pagamento della PA appare consolidato: da oltre 40 giorni/anni fa, siamo arrivati a circa 30 giorni nel 2024/2025.
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La digitalizzazione, la trasparenza dei dati e la pressione del PNRR sono elementi che continueranno a spingere verso l’ulteriore miglioramento.
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Le differenze territoriali e settoriali rimangono: in alcune aree del Sud o in enti di piccola dimensione, i ritardi restano più pronunciati.
7.2 Sfide da affrontare
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Mantenere i risultati raggiunti e non permettere ricadute nei tempi di pagamento: occorre vigilanza.
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Estendere il miglioramento anche agli enti che attualmente presentano performance peggiori (enti locali piccoli, sanità periferica, etc.).
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Assicurare che le fatture siano correttamente protocollate e trattate senza ritardi amministrativi o contestazioni improprie.
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Tenere monitorata la situazione economica generale: un contesto recessivo può mettere pressione anche sulle PA e sui loro pagamenti.
7.3 Cosa attendersi nel 2026 e oltre
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Potremmo vedere come target operativo la soglia dei 25 giorni medi di pagamento per la PA, in particolare per gli enti centrali.
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Le imprese fornitrici dovranno sempre più considerare la PA come cliente affidabile nel rispetto dei termini, ma devono rimanere vigili.
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La trasparenza pubblica (indicatori trimestrali, monitoraggi, pubblicazione dei debiti commerciali) continuerà a diffondersi, offrendo strumenti utili alle imprese per selezionare le PA con migliori performance.
8. Conclusione
In conclusione, il tema dei crediti della Pubblica Amministrazione e dei tempi di pagamento della PA riveste un’importanza strategica per le imprese fornitrici e per la salute finanziaria del sistema economico pubblico-privato in Italia. I dati aggiornati al 2024/2025 mostrano un miglioramento significativo: la PA riesce mediamente a saldare le fatture in circa 30 giorni, con una percentuale molto elevata di importi pagati nei termini. Le misure normative e i controlli hanno avuto un effetto reale.
Tuttavia, restano sfide da affrontare: differenze territoriali, enti di piccola dimensione con performance meno virtuose, e la gestione della liquidità rimangono fattori di attenzione. Per chi vanta crediti verso la PA, il presidio della fattura, la verifica del termine contrattuale, la conoscenza degli indicatori e la pianificazione della liquidità sono leve fondamentali.
A fronte di tutto ciò, è corretto affermare che oggi il contesto è notevolmente migliorato rispetto ad alcuni anni fa e che dispone di segnali concreti di efficienza crescente. Se siete fornitori della PA o state valutando contratti con la Pubblica Amministrazione, questo è un buon momento per avviare collaborazioni in condizioni più favorevoli.
Grazie per aver letto questo approfondimento sui tempi di pagamento della PA e i crediti verso la Pubblica Amministrazione: restiamo a disposizione per eventuali approfondimenti specifici per settore, ente o regione.
