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Cessione Credito D'imposta, Calcolo E Funzionamento

Cessione credito d’imposta

Da quando il Governo ha iniziato ad introdurre le agevolazioni fiscali per arginare i danni causati della pandemia Covid 2, la cessione del credito d’imposta è diventata una tra le opzioni più conosciute per usufruire dei bonus e degli sconti, tanto da essere considerata una «moneta fiscale» che permette allo Stato di elargire aiuti senza dover ricorrere ai soldi reali, e, invece, al contribuente di effettuare determinate spese dovendo ricorrere poco o niente alle proprie tasche. Tutti ne hanno sentito parlare e si saranno chiesti, in merito alla cessione del credito d’imposta, che cos’è e per quali tipi di pagamenti è possibile usare questa nota «moneta fiscale».

Cessione del credito d’imposta: che cos’è?

La cessione del credito d’imposta è un’opportunità che lo Stato offre al contribuente di rinunciare nella dichiarazione dei redditi all’utilizzo diretto della detrazione fiscale. Di optare, in alternativa, per cedere il relativo credito di imposta di pari ammontare «con facoltà di successiva cessione ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari».

Detto in parole più semplici: se un soggetto X deve recuperare dal Fisco 200 euro spesi per lavori che gli hanno dato il diritto a tale agevolazione, può pagare l’impresa cedendole quei 200 euro d’imposta che il Fisco gli dovrebbe pagare. A sua volta, l’impresa coinvolta, con gli stessi 200 euro, potrà fare lo stesso nei confronti di altri soggetti.

Calcolo del credito d'imposta per i diversi soggetti

I soggetti coinvolti nella cessione del credito a terzi, sono:

  • ceduto, vale a dire il debitore (il soggetto X);
  • cedente, ovvero il creditore che cede il proprio diritto (ad esempio, l’impresa che ha effettuato i lavori);
  • cessionario, cioè il soggetto terzo verso il quale viene trasferito il credito (ad esempio, la banca a cui l’impresa cede il proprio credito).

Quando non si può effettuare una cessione di credito d’imposta?

Esistono casi dove non è possibile optare per la cessione del credito d’imposta. Questo succede quando:

  • la cessione è espressamente vietata dalla legge;
  • il credito ceduto ha carattere strettamente personale;
  • tra creditore e debitore c’è un accordo di non cessione del credito di cui il cessionario è a conoscenza.

Quando si può effettuare una cessione di credito d’imposta?
La cessione del credito d’imposta (o cessione del credito fiscale) si può, invece, effettuare quando il credito deriva da una di queste circostanze:

  • di recupero del patrimonio edilizio con detrazione del 50% per il 2020 e del 36% dal 2021 (salvo futuri cambiamenti);
  • di risparmio energetico qualificato con detrazioni Irpef e Ires del 50-65-70-75-80-85% e, per i lavori effettuati dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021 con il superbonus del 110%;
  • antisismici speciali con detrazione del 50-70-75-80-85% oppure per i lavori effettuati con il superbonus del 110% dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021;
  • lavori che rientrano nel bonus facciate con una detrazione del 90%;
  • per l’installazione di impianti fotovoltaici e di sistemi di accumulo con detrazione del 50%. O con il superbonus del 110% (se effettuato almeno uno dei tre interventi trainanti);
  • per l’installazione delle colonnine di ricarica di veicoli elettrici con detrazione del 50% o con il superbonus del 110%.

Agenzia delle Entrate

Ed ai forfettari spetta questa cessione?

Domanda più che legittima: coloro che aderiscono al regime forfettario e che quindi non pagano l’Irpef, possono adoperare la cessione del credito d’imposta se realizzano uno degli interventi che danno diritto al superbonus del 110%? Secondo l’A.E., la cessione può essere eseguita da qualsiasi contribuente avente diritto alla maxi-detrazione, anche se non obbligato a pagare l’Irpef.

Bisogna, comunque, ricordare che anche i contribuenti del regime forfettario sono soggetti Irpef, anche se sul loro reddito si applica un’imposta sostitutiva. Ciò significa che anche loro possono beneficiare della cessione del credito d’imposta.

Chi, invece, è considerato «incapiente», cioè non ha un reddito soggetto ad Irpef o a imposta sostitutiva, può sfruttare la possibilità dello sconto in fattura per non perdere le agevolazioni garantire dal superbonus del 110%.